giovedì 9 novembre 2017

Lettera aperta al Presidente Grasso: uno come lei leader di una Cosetta?


Mario Lavia
Democratica 8 dicembre 2017

Egregio Presidente,
chi si permette di scrivere questa lettera è uno dei tantissimi italiani che negli ormai lontani anni Novanta, quando Cosa Nostra insanguinava i marciapiedi della sua Palermo e ammazzava gli eroi Falcone e Borsellino, vedeva in lei il degnissimo continuatore della guerra alla mafia; e con emozione la vedeva alla tv circondato dalla imponente, necessaria scorta, sul luogo dell’ultimo attentato, o muoversi in quella enorme sala bunker dove infine si assestò un colpo mortale agli uomini di Totò Riina.
Per questo quando Lei accettò di entrare in politica e in Parlamento con il Pd fu per tanti un’ottima notizia. Un grande combattente darà il suo contributo di conoscenza e di stile personale alla riforma delle giustizia – mi dissi – e in ogni caso al miglioramento della qualità delle istituzioni e della politica.
Lei, caro Presidente Grasso, è una di quelle personalità che hanno reso l’Italia migliore, e in un certo senso la sua figura appartiene a tutti, poiché fa parte di un patrimonio condiviso che è alla base della nostra democrazia. In questo modo, persino al di là della sua vicinanza al Pd, il suo ingresso in politica venne percepito: e la sua elezione a presidente del Senato ne costituì il suggello.
Oggi, a quanto sembra, Lei si accinge ad una scelta che sorprende chi ammira in lei il valore nazionale e generale della sua azione. Una scelta politica, ovviamente del tutto legittima, che rischia di sminuire la sua figura di grande italiano a leader di un piccolo schieramento di gruppi e partiti dai tratti prevedibilmente minoritari e estremistici. Uno scarto, insomma, una deviazione da un percorso sin qui lineare e illuminato.
Diventare il capo di un cartello elettorale di forte minoranza, per di più un cartello dominato da figure assai inclini alla polemica interna ai limiti del cannibalismo politico, una sommatoria di sigle che non tarderanno a litigare fra di loro, una piccola Cosa rossa che proprio nella sua Sicilia ha già mostrato i suoi limiti: mentre i populisti, anche grazie alla spaccatura del centrosinistra favorita da questa aggregazione di cui Lei si accinge a divenire il leader, alzano la testa e “vedono” una possibile vittoria elettorale: ha senso?
Dunque, egregio Presidente, voglia accogliere le preoccupazioni di un suo ammiratore per una sua scelta che rischia di sminuire il suo ruolo e di non fare il bene della sinistra italiana.
Con sincera stima.

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